Le Regioni (Commissione Salute) fin dal febbraio 2013 (ribadita nel 2015) hanno già espresso il proprio parere positivo alla proposta pervenuta loro dal ministero della Salute in merito allo schema di accordo per la ridefinizione e l’approfondimento delle competenze e delle responsabilità delle professioni sanitarie infermieristiche.
Una necessità dettata – oltre che dalle evidenze internazionali, da quelle delle Regioni virtuose in cui i meccanismi sono di fatto già funzionanti e dalle analisi dei maggiori centri di ricerca italiani – dalla costante e profonda evoluzione nei settori scientifico, epidemiologico, demografico, formativo/professionale e lo sviluppo dell’informatizzazione e delle tecnologie con conseguente rimodulazione dei processi assistenziali e dei modelli organizzativi in ambito sanitario e sociosanitario.
Le competenze specialistiche degli infermieri ufficialmente, omogeneamente e normativamente riconosciute hanno la capacità già indicata dalle stesse Regioni di favorire lo sviluppo delle funzioni professionali in correlazione con gli obiettivi di educazione, prevenzione, cura, assistenza riabilitazione e ricerca previsti dalla programmazione sanitaria nazionale e regionale.
Le specializzazioni degli infermieri, inoltre, consentirebbero un miglior sviluppo di strutture a bassa intensità di cura (ospedali di comunità, reparti a gestione infermieristica, ambulatori infermieristici su wound care, picc, enterostomie ecc.), ad alta intensità di cura (pronto soccorsi con trattamento infermieristico dei casi minori, mezzi di soccorso avanzati infermieristici in emergenza urgenza ecc) permettendo un maggiore raccordo tra ospedale e territorio, abbattendo le liste di attesa e consentendo di venire incontro a un maggior numero di bisogni dei cittadini.
Le specializzazioni degli infermieri dovrebbero essere struttura su almeno tre livelli: 1° livello, successivo al conseguimento della laurea triennale, relativo a specifiche competenze tecniche, educative, relazionali finalizzate alla gestione di problemi assistenziali trasversali a popolazioni, setting, o patologie; 2° livello, successivo al conseguimento della laurea triennale ed eventuale master di primo livello, relativo a un’area specialistica; 3° livello: successivo al conseguimento della laurea magistrale ad indirizzo clinico, per l’acquisizione di un’ulteriore specializzazione in una delle tipologie afferenti all’area di indirizzo conseguita.
La laurea magistrale a indirizzo clinico dovrebbe prevedere l’insegnamento teorico-pratico a indirizzo comune, insegnamento teorico-pratico in una delle aree specialistiche (infermieristica in cure primarie, infermieristica medica, infermieristica chirurgica, infermieristica intensiva e dell’emergenza-urgenza, infermieristica in salute mentale e delle dipendenze, infermieristica neonatale e pediatrica), con iniziali approfondimenti ed elaborazione delle tesi finale in una delle tipologie specialistiche afferenti all’area di indirizzo.